A cura di Francesco Segneghi - dottore forestale Studio GreeNForest
Autunno 2020 - Problema posto dall'Amministrazione di Caldiero
Dobbiamo realizzare un percorso ciclabile "Caldiero-Caldierino" ma ci sono otto gelsi e durante gli scavi le loro radici verrebbero compromesse.
Come fare per risolvere il problema?
Ecco qui la storia di una soluzione che abbiamo trovato, buona lettura!
Il 12 novembre 2020, otto maestosi gelsi sono stati trapiantati da una strada regionale, con destinazione finale il parco urbano denominato "Piazzetta degli Artisti".
Questo intervento, volto a creare un suggestivo "Bosco dei Gelsi", rappresenta un importante contributo al patrimonio verde della comunità di Caldiero.
Il trasporto degli alberi, operazione delicata e complessa, è stato realizzato con l'ausilio di un'autogru, che ha permesso di spostare in sicurezza i gelsi, preservandone il più possibile le radici e minimizzando lo stress delle piante.
Successivamente al trapianto, l'Amministrazione locale ha messo in atto una serie di cure specifiche per garantire la buona salute delle piante. Tra queste, sono stati utilizzati trattamenti biocompatibili per proteggere i gelsi da eventuali parassiti e malattie, insieme a un'irrigazione regolare specialmente durante la stagione secca.
A quasi quattro anni dall'intervento, i gelsi mostrano segni di ottima salute. Sebbene si possano osservare alcune carie e cavità, fenomeni naturali e tipici di questa specie, gli alberi si sono ambientati bene nel loro nuovo habitat.
C'è anche la possibilità che il Bosco dei Gelsi possa diventare la casa di qualche Osmoderma eremita, un raro coleottero protetto a livello europeo che vive in simbiosi con alberi maturi come i gelsi, trovando rifugio nelle cavità del tronco. La presenza di questa specie sarebbe un ulteriore segnale della buona riuscita del progetto, sottolineando l'importanza della biodiversità e del rispetto per l'ambiente.
Vuoi saperne di più sull'Osmoderma eremita? Quarda i documenti del progetto!
Il progetto del Bosco dei Gelsi non è solo un intervento di riqualificazione paesaggistica, ma anche un esempio di come l'amministrazione comunale possa prendersi cura del verde pubblico con un approccio sostenibile, creando nuove opportunità per la flora e la fauna locali.
Ma perché abbiamo proposto come Studio GreeNForest di effettuare il trapianto oneroso dei gelsi? Non solo per gli importanti benefici ecosistemici che offrono gli alberi ma anche perché il gelso rappresenta un pezzo importante della storia dell'ambiente rurale veronese grazie alla bachicoltura!
La storia della bachicoltura in Veneto: l'importanza delle filande e dei gelsi nella campagna veronese
La bachicoltura, ovvero l'allevamento del baco da seta, ha radici profonde nella storia del Veneto, giocando un ruolo cruciale nello sviluppo economico e sociale della regione, in particolare nella campagna veronese.
Origini e sviluppo della bachicoltura in Veneto
L'introduzione della bachicoltura in Veneto risale al Medioevo, ma fu solo nel Rinascimento che l'industria della seta conobbe una significativa espansione. Grazie alle condizioni climatiche favorevoli e alla presenza di abbondanti risorse idriche, la regione divenne un centro nevralgico per la produzione della seta in Italia. Le autorità locali incentivarono la coltivazione dei gelsi, alberi fondamentali per l'alimentazione dei bachi da seta, che si diffusero rapidamente nelle campagne.
L'Età d'Oro delle Filande
Il XVIII e XIX secolo rappresentarono il periodo di massimo splendore per la bachicoltura in Veneto. Le filande, strutture dedicate alla lavorazione della seta, fiorirono in tutta la regione, diventando il fulcro dell'economia locale. Nella campagna veronese, in particolare, queste attività diedero lavoro a migliaia di persone, soprattutto donne, che si occupavano della filatura e della tessitura della seta. Le filande non erano solo centri produttivi, ma anche luoghi di aggregazione sociale, dove si tramandavano conoscenze e tecniche antiche.
Campagna Veronese
Il gelso, pianta simbolo della bachicoltura, rivestì un ruolo fondamentale nella campagna veronese. Oltre a fornire le foglie necessarie per nutrire i bachi da seta, i gelsi divennero un elemento caratteristico del paesaggio rurale. La coltivazione del gelso era diffusa in quasi tutte le fattorie, e la sua presenza era sinonimo di prosperità e benessere. Ancora oggi, alcuni esemplari secolari di questi alberi possono essere ammirati nella campagna veronese, testimoni silenziosi di un'epoca in cui la seta rappresentava una delle principali fonti di ricchezza.
Declino e eredità
Con l'avvento della rivoluzione industriale e l'introduzione delle fibre sintetiche, la bachicoltura in Veneto conobbe un progressivo declino, fino a scomparire quasi del tutto nel corso del XX secolo. Tuttavia, l'eredità di questa antica arte non è andata perduta. Numerose filande storiche sono oggi trasformate in musei o spazi culturali, mentre la coltivazione del gelso e la produzione artigianale della seta vengono riscoperti e valorizzati, mantenendo vivo il legame con il passato.
La storia della bachicoltura in Veneto e l'importanza delle filande e dei gelsi nella campagna veronese rappresentano un patrimonio inestimabile, che testimonia la capacità delle comunità locali di adattarsi e prosperare attraverso i secoli, lasciando un segno indelebile nella storia e nella cultura della regione.
Vuoi saperne di più sulla bachicoltura e il baco da seta? Quarda questo video
Lasciamo anche questa presentazione di Silkybynature:
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